di Vincenzo Masini

Postmoderno e web society

La fine dell’epoca post moderna e l’ingresso nella web society non può avvenire senza la liberazione dai costrutti sistemico-sociali, relazionali e mentali della burocrazia.

L’ipotesi di interpretazione della fase storica attuale è che la fine dell’epoca moderna (le scoperte geografiche nel pianeta, la nascita degli stati moderni, le rivoluzioni industriali, la nascita delle multinazionali e la globalizzazione) si eliciti in nuove formazioni sociali ed organizzative rese possibili dalle nuove forme di connessione comunicativa dell’informatica.

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Ciò significa che possiamo far transitare nella nuova epoca e nei nuovi modelli di relazione il buono o il cattivo che è stato prodotto dall’epoca moderna.
Dal mio punto di vista il BUONO sono i valori su cui sono state costruite le democrazie e il CATTIVO sono i limiti ed i difetti delle democrazie stesse.
Per BUONO intendo i sette (1) principali valori su cui tutti concordiamo (responsabilità, buona volontà – ovvero impegno per la  giustizia -, libertà, generosità, pace, uguaglianza e fedeltà).
Per CATTIVO intendo il principale strumento utilizzato dai diversi poteri per impedire la realizzazione di tali valori e cioè la burocrazia.
Questa espressione va letta destrutturando il fatalismo con cui ad essa ci arrendiamo per interpretarla invece come una vera e propria struttura artatamente costruita contro la realizzazione del BENE per l’uomo e ipocritamente mascherata come esigenza. Intendo cioè dire che l’umanità può fare a meno della burocrazia, anzi DEVE impedire che il suo contagio entri nella nuova web society (2).

Web society, valori e nativi digitali
La trasmissione culturale dei valori relazionali prodotti in epoca moderna verso le nuove generazioni di nativi digitali è fortemente compromessa dal relativismo culturale che è cresciuto all’ombra del “politicamente corretto” e cioè l’accettazione della trasgressione come strumento di liberazione delle istanze emozionali individualistiche mascherate sotto le forme ipocrite dei “movimenti di liberazione” delle minoranze dall’oppressione della “maggioranza conservatrice e oppressiva”.
L’epistemologia della tolleranza non può confondere l’accettazione con il proselitismo prepotente che installa la sua logica nelle nuove generazioni impedendo loro di reinterpretare e rivitalizzare, con nuove logiche, i valori prodotti nella modernità attraverso i pruriti di vecchie e nuove forme trasgressive (3).
Anche in questo caso la contaminazione burocratica è la principale causa della caduta della trasmissione culturale perché confondendo la legalità con la giustizia impedisce la formazione del sentimento di valore nell’intimo della coscienza della persona che delega e si affida alle regole (spesso arbitrarie) degli amministratori della presunta legalità.

L’irresponsabilità della burocrazia
La crisi degli stati moderni e della realizzazione del welfare state è strettamente connessa all’incapacità delle formazioni burocratiche di gestire la complessità. Ben lontana dall’analisi classica weberiana (controllo impersonale e formalizzato) la burocrazia attuale si presenta come deformazione professionale del burocratica, come incapacità addestrata nel prendere decisioni, come scaricabarile, come ricerca del perfezionismo formale, come apparato di potere che tende a perpetuarsi sottraendo energie positive ai sistemi sociali, come apparato di regole per assicurare a se stessa il suo perpetuarsi, come brodo di coltura dei gruppi di interesse “opachi alla visibilità sociale” clientelari, mafiosi o massonici, come continuo spostamento dei mezzi in fini, come macchina in grado di autoriprodursi contaminando i principi democratici, come struttura autoreferenziale del tutto priva di responsabilità nei confronti dell’ambiente umano che la circonda.

Il concetto di semplicità
La semplicità è una dote della relazione umana che distingue l’essenziale dal superfluo. Su questa base è possibile valutare la soglia di formazione del modello burocratico di organizzazione sociale. Oltre la soglia di tre passaggi nell’esercizio del controllo formale della filiera organizzativa si forma la catena burocratica a meno che non venga posto in essere un nodo reticolare decisionale su TUTTO il percorso organizzativo, a monte ed a valle. La soglia di tre non è solo applicabile agli individui concreti che amministrano ma anche agli oggetti amministrativi che debbono essere utilizzati. Laddove una decisione comporti l’osservanza contemporanea di tre o più oggetti amministrativi (leggi, decreti o regolamenti) pertinenti all’atto su cui si deve esercitare una decisione, emerge il costrutto del pensiero burocratico che tenderà più a proteggere se stesso che a prendere una decisione favorevole alla risoluzione di un problema concreto.
La realizzazione della semplicità è possibile solo spostando l’accento sul problema concreto verso cui l’amministrazione si rivolge, sia esso un bersaglio del soccorso o una vittima dell’ingiustizia (4).
Il processo di controllo del controllo del controllo, tipico della burocrazia, decade di fronte al ruolo dell’essere umano che viene soccorso o che viene considerato vittima. E’ la sua soggettività la ragion d’essere della amministrazione e quindi della potenziale semplificazione del sistema burocratico. Tale riorganizzazione è urgente prima che la burocrazia riesca a contaminare (come purtroppo già sta facendo) la semplificazione comunicativa potenziale nella web society. Proprio per la complessità che la burocrazia ha artatamente introdotto nell’informatizzazione, al fine di mantenere il suo potere, siamo di fronte ad una enorme delusione collettiva dinnanzi a portali incomprensibili, a modelli e moduli informativi deliranti, a comunicazioni impersonali inutilmente filtrate e canalizzate che tendenzialmente inducono a preferire la vecchia comunicazione cartacea (che riappare oggi frequentemente come un doppione) rispetto alla istantaneità della comunicazione informatica.

La vittima e la Real Justice
La “Real Justice”, o “giustizia riparatoria”, fa riferimento a una corrente di pensiero che inaugura un nuovo modo di guardare la giustizia penale e civile concentrato sulla riparazione del danno arrecato alla persona e sulla relazione tra amministratore e utente soccorso o tra autore e vittima del reato, piuttosto che sulla punizione del reato – anche se la Real Justice non preclude la carcerazione o altre sanzioni punitive-. Tale prospettiva pone un netto cambiamento nel modo di concepire la sanzione. Essa rappresenta prima di tutto un invito a ripensare alla “ragione d’essere” della sanzione e alle conseguenze del reato. Si tratta di un’apertura ad un nuovo modello culturale. In un momento storico in cui in Italia viene sottolineato lo stato di crisi della giustizia penale, stanno suscitando interesse le varie esperienze di common low di Real Justice, che pongono l’accento sulla dimensione riparativa e su quella relazionale della pena, coinvolgendo i rapporti psicologici tra le persone direttamente coinvolte nel fatto criminoso. La due funzioni principali del modello ripartivo sono dunque “riparare” il danno subito e “trasformare la relazione interpersonale”. L’attenzione è posta sulla relazione invece che sulla punizione, con l’obiettivo di restituire alla vittima e all’autore del reato un senso di identità all’interno della società. La terza funzione è quella di responsabilizzare l’autore del reato nell’ottica di una sua riabilitazione. Una quarta funzione può essere vista nell’esigenza pratica di sfoltimento del carico delle strutture giudiziarie e penitenziarie
Gli strumenti della giustizia riparativa appaiono difficilmente catalogabili. Le tecniche utilizzate dalla real Justice cambiano da paese a paese e prevedono diversi gradi di coinvolgimento dei soggetti interessati al reato. Le indicazioni essenziali (5) sono state date con i documenti preparatori del Decimo Congresso delle Nazioni Unite “Prevention of Crime and Treatment of Offenders” svoltosi a Vienna nel 2000. Nel documento dell’ONU vengono elencate alcune tecniche tra le quali: apology (scuse formali scritte o verbali), community/familiy group conferencing (dialogo esteso ai gruppi parentali, presuppone l’ammissione della colpa) victim impact statements detti comunemente VIS (incontri in cui viene narrato dalla vittima il modo in cui il crimine ha inciso sul modo di vivere) peacemaking circles (creazione di partenership fra comunità e apparato di giustizia per la determinazione della pena da infliggere al reo), community ristorative board (gruppo di cittadini preparati a colloqui con l’autore del reato a cui viene proposta una serie di azioni riparative; il reo si impegna per iscritto a porle in essere, l’adempimento o il non adempimento delle stesse viene sottoposto alla corte di giustizia). La “Real Justice”, che si fonda sulla connettività comunitaria, è stata dapprima applicata ai casi di vandalismo e di bullismo, nasce nel mondo anglo-americano ed è attuata in Canada, Nuova Zelanda, Australia, U.S.A., mentre è del tutto marginale in Europa e in particolare nel nostro ordinamento giuridico.

Real Justice e burocrazia
La semplificazione della burocrazia è possibile inserendo strumenti di Real Justice nel rapporto tra cittadini e amministrazione. Non si tratta solo di percorrere le vie delle associazioni finalizzate allo scopo di riformare una legge o delle associazioni di consumatori o di sportelli del cittadino ma di una filosofia operativa che ha al centro il soggetto soccorso (l’utente) e si fonda sul suo protagonismo e sulla sua insindacabile soddisfazione.
Nella logica che ogni bisogno è un’emergenza (più o meno acuta ed urgente) la soddisfazione del bisogno rende necessario il superamento della burocrazia che si dissolve di fronte ad un atto di riparazione, di aiuto o di soddisfazione pienamente esaudito. L’unica legalità che conta è quella del bisogno poiché i criteri della legalità burocratica sono inefficienti per la valutazione delle procedure che, volta per volta, vengono inventate di fronte all’emergenza. L’emergenza ha solo bisogno di protocolli consolidati di azione ovvero di quelle corrette azioni per risolvere il problema che vengono progressivamente migliorate attraverso l’esperienza senza MAI diventare procedure formali.
Posta in mano all’utente del soccorso e cioè al destinatario del servizio la possibilità di valutare a posteriori del servizio ricevuto la sua soddisfazione si conferisce a tal soggetto il vero potere di destrutturazione della macchina burocratica che ha amministrato il servizio. Laddove egli non abbia ricevuto adeguata soddisfazione la macchina burocratica che ha organizzato il servizio sarà immediatamente smantellata e sostituita da altre persone e da altri processi mettendo la burocrazia in un costante stato di potenziale mora. L’equilibrio che dovrà essere costruito per contenere abusi o follie dell’utente sarà stabilizzato da una funzione apicale di difesa dei processi amministrativi attuati. Funzione sottoposta anch’essa al possibile smantellamento da parte dell’utenza non soddisfatta.
Tale processo va ben oltre l’analisi della customer satisfaction (anch’essa burocratizzata in moduli o in inutili sportelli di reclami) perché pone nelle mani dell’utenza il potere di mantenere in vita la macchina organizzativa e di mantenere il ruolo degli amministratori.
Il processo che a prima vista appare deflagrante è molto più semplice e meno drammatico di quanto appaia nella sua formulazione ove sia seguito dai sistemi di comunicazione diffusa di cui la web society dispone. Può essere mediato da sistemi di votazione diretta della pluralità di utenti, può presentare tempi e modi di trasformazione mediati (ma anche la mediazione temporale può essere destrutturata dal potere dell’utenza), può trovare accordi ed indicazioni per la trasformazione ma tutto ciò deve avvenire a valle della soddisfazione dell’utenza e non nel corso della somministrazione del servizio.
L’amministratore può anche agire per la soddisfazione del bisogno dell’utenza attraverso percorsi non sanciti formalmente ed anche non rispettosi dei regolamenti e della legalità ed essere assolto da provvedimenti o condanne sulla base della dichiarazione dell’utenza soccorsa che testimonia favorevolmente verso l’amministrazione (in tal caso assolutamente non burocratica).
Tal tipo di processi di Real Justice possono indurre stati ansiosi nel lettore che non ha pienamente destrutturato in sé quella forma di pensiero indotto dalle credenze che l’amministrazione debba essere una macchina automatica in grado di fornire stabilmente prestazioni. L’automatismo è tipico delle macchine informatiche ma non delle organizzazioni umane che quando cadono in tale trappola logica perdono il senso per cui sono state costruite e consentono l’esercizio del dominio e del comando dei vertici burocratici sulla pluralità degli attori e, contemporaneamente, clientelismo e corruzione.

L’Apocalisse della burocrazia
Mi sia consentito da credente una interpretazione della previsione di capillare controllo contenuta nell’Apocalisse di San Giovanni: «E le fu dato di animare la statua della bestia fino al punto di farla parlare, sicché la statua fece mettere a morte tutti quelli che non si prostravano davanti a lei. Ed essa fece sì che tutti, e piccoli e grandi, e ricchi e poveri, e liberi e servi, ricevano un’impronta sulla loro mano destra o sulla loro fronte, di modo che nessuno possa comprare o vendere, se non chi ha l’impronta, il nome della bestia o il numero del suo nome. Qui sta la sapienza! Chi ha intelligenza, calcoli il numero della bestia; perché è un numero d’uomo. E il suo numero è seicentosessantasei».
Lo sviluppo della macchina burocratica antiumana va indubitabilmente in questa direzione e gli elementi del controllo capillare per consolidare il suo potere sono sotto i nostri occhi. Potenziata dall’informatica e dalle connessioni della web society essa sarà la negazione della relazione affettiva umana e, attraverso la trasformazione dei gruppi di interesse opachi alla visibilità sociale in multinazionali potrà avere alleati di potere che la renderanno invincibile.
Questo è il motivo per cui costruiamo molecole che, anche se sono in questa fase sempre più piccole e invisibili, sono le uniche forze in grado di contrastare la diffusione della malattia relazionale e opporsi al dilagante disagio mentale. Il secolo attuale dovrà risolvere l’enigma che sta alle spalle della relazione se vorrà curare le follie regressive che si sono insinuate, attraverso i veicoli dell’ipocrisia e della burocrazia, nei diversi sistemi organizzativi, amministrativi e politici, fino a corrompere il concetto stesso di democrazia.
Costruire i legami che tengono insieme le molecole è la via praticabile da chi voglia tendere a relazioni interpersonali evolute e sa di non potersi accontentare di gravitare intorno alle correnti comunicative. C’è un “di più” nelle potenzialità dell’uomo che si realizza solo quando riusciamo a vedere realizzati i valori costruiti nei secoli dell’evoluzione relazionale della nostra specie.

I valori
Ma anche quando i flussi comunicativi della politica e dell’economia siano guidati da valori, e non da interessi che producono disgregazione, accade che, in una stessa molecola, c’è chi privilegia coscientemente o inconsciamente un valore rispetto ad un altro.
Se provate a scrivere su un foglio e chiedete in quale ordine di priorità (da 1 a 7) ciascuno li metta scoprirete quanto le diverse scale di valori divergano tra di loro (e anche quanto siano cambiate in noi stessi a seconda degli eventi e delle fasi della vita). I valori di cui le singole persone e le micromolecole sono portatori sono spesso in lite tra di loro: è più importante la generosità verso tutti o la fedeltà verso le persone intorno a noi? che rapporto c’è la fedeltà e libertà? è prevalente l’impegno per la giustizia o mantenere la pace? come conciliare i diversi livelli di responsabilità che gli individui si assumono con l’uguaglianza tra tutte le persone? come possono andare d’accordo libertà e responsabilità? Cosa viene prima e cosa viene dopo?.
Se osserviamo i flussi comunicativi che stanno alle spalle delle ideologie politiche di riferimento salta immediatamente agli occhi che ciascuna di esse, pur non negando importanza a tutti i precedenti valori, ne privilegia alcuni piuttosto che altri e cerca di attrarre consenso sulle pratiche che li affermano.
La potenza della relazione delle macromolecole organiche e vitali sta nella costruzione di sostanze relazionali che risolvono il precedente enigma: è l’equilibrio nelle relazioni che risolve il dilemma tra senso di responsabilità (verso i propri cari o il proprio ambiente di vita) e la generosità accogliente. E’ la ricerca comune della verità nel rapporto interpersonale che concilia fedeltà e libertà. E’ la trasparenza relazionale che concilia uguaglianza e libertà. E’ la qualità dell’affiatamento interpersonale che mette insieme generosità e fedeltà. E’ l’armonia a far collimare l’ansia della responsabilità con la tranquillità della pace. Ciò che collega l’essenza dell’uguaglianza con la potenza di chi, per realizzarla, trasmette un impegno fuori dal comune (quindi non uguale) è la condivisione sublime dello stesso sentimento empatizzato e socializzato (6). Ed è la costruzione dell’accordo perfetto che media tra pace e lotta, impedendo alla pace di diventare indifferenza e all’impegno di diventare guerra.
Ma tali sostanze relazionali, ovvero lo spirito prodotto dalla concreta realtà dello stare in relazione tra persone, non può rimanere confinato in molecole con individui atomizzati. Per coagularsi sempre di più ha bisogno di reti di macromolecole che contengano ben definite tutte le sostanze relazionali menzionate pur realizzando lo specifico carisma di ciascuna.
Nei quarant’anni di sviluppo e di evoluzione sociale successivi alla seconda guerra dei trent’anni (e cioè l’intero periodo delle guerre mondiali del secolo scorso, dal 1915 al 1945), le sostanze relazionali in circolazione nella società erano distribuite con un buon mix. Negli anni ’90 l’eccesso di concentrazione organizzativa e di controllo hanno trasformato le aziende in multinazionali, gli stati in burocrazia, le aggregazioni sociali spontanee e volontarie in argilla inconsistente, le comunicazioni sociali in mainstream (7).
Per uscire da questo trentennio distruttivo che ha concluso il processo di trasformazione del postmoderno in web society c’è bisogno di forme molto più consapevoli che nel passato di riaggregazione delle molecole. Ciò che un tempo era chiamato discernimento spirituale tra il bene ed il male porta oggi in nome di consapevolezza e ciò è giusto perché coinvolge anche la persona che discerne nell’opera di comprensione di sé in relazione con l’altro. Ma contiene il rischio dell’intimismo di chi, consapevole dei suoi limiti e della sua pochezza, si astiene dal giudicare. Che egli voglia essere così liberal da non voler condannare può essere comprensibile, ma l’assenza assoluta di giudizio o è un’ipocrisia o è una cretinata.
Se le molecole vogliono crescere debbono condividere ma non possono condividere con chi non condivide, altrimenti vengono rapinate della loro sostanza relazionale e si estinguono. Se le molecole vogliono accogliere debbono discernere tra chi accoglie l’accoglienza e chi la sfrutta, altrimenti perdono identità. Se le molecole vogliono essere tolleranti debbono sapere che non si può tollerare l’intolleranza, altrimenti ci si disperde nel conflitto o nella diaspora.
Accoglienza, tolleranza e condivisione (generosità, pace e fedeltà) sono spinte all’azione socio solidale gestita attraverso le sostanze relazionali dell’equilibrio, dell’accordo e dell’affiatamento senza fughe nell’intimismo individualista psicologico che le corrompe. Ciò accade quando la generosità dell’accoglienza è prodotta dal senso di colpa, la pace e la tolleranza dall’indifferenza burocratica e la fedeltà della condivisione dalla paura dell’essere abbandonati alla propria solitudine.
Le molecole che si aggregheranno hanno bisogno di costruirsi autorevolezza per poter essere protagoniste di un nuovo tipo di comunicazione indispensabile nella web society e la autorevolezza è determinata dal dichiarare ed agire in un chiaro senso del limite. Oggi le molecole debbono agire in nome del senso del limite e collegarsi con tutti i sistemi relazionali che posseggano il senso del limite.
Sia ben chiaro che l’amore non ha limiti e confini perché l’amore che provo oggi è più grande di quello che ho provato ieri e la personale possibilità di farne esperienza è la caratteristica principale del divino che si situa nell’umano, ma questa espansione empatica e irradiante è nella persona e nelle sue scelte e non può essere nelle relazioni sociali che, per definirsi, hanno bisogno di limiti.
Tutte le aggregazioni sociali che hanno prodotto nel corso della storia relazioni evolute sono state avanguardie di cambiamento nelle epoche di trasformazione. La coesione sociale all’interno di questi gruppi li ha resi unici e definiti. Il clima relazionale intorno a Pitagora, Socrate, Gesù, Francesco d’Assisi, Teresa D’Avila, Mahatma Gandhi, Nelson Mandela e milioni di altre persone rimaste sconosciute ha prodotto frutti indiscutibili per l’evoluzione e per la salvezza dell’intera umanità perché tali relazioni evolute lasciano tracce nell’inconscio collettivo sotto forma di quella prospettiva desiderante a cui si tende intuendo la possibilità della felicità per gli esseri umani. Tutte queste formazioni avevano un chiaro senso del limite mentre la capacità affettiva dei loro leader e dei loro membri superava ogni limite nella loro originaria individualità.

NOTE:
1 – Questa classificazione dei valori (che rilegge la logica delle virtù cardinali e teologali) non è arbitraria perché tende a ridurre entro un numero memorizzabile di categorie la propensione ai valori che si forma nella coscienza individuale dopo averne vissuto e sperimentato l’efficacia, la bellezza e la bontà nella relazione sociale. Ad esempio il valore relazionale dell’amicizia si traduce nella soggettività della persona nel valore della fedeltà verso l’amico, il riconoscimento della propria importanza da parte di altri si percepisce dopo essersi assunti la responsabilità del servizio di aiuto e/o di solidarietà, ecc.
2 – Prendo ad esempio l’attuale scandalo dei 28 milioni di euro donati dagli italiani per i terremotati ancora fermi nel conto aperto presso la Tesoreria Centrale dello Stato e che non possono essere usati in ragione del «protocollo d’intesa» tra la Tesoreria e le società di telefonia che hanno raccolto gli sms solidali. Prima è necessario predisporre un’analisi dei danni nelle singole regioni che deve essere sottoposto a un comitato di garanti che deve verificare il rispetto delle norme nell’utilizzo dei fondi). Questo esempio di contaminazione degli strumenti di connessione partecipativa non è semplicemente uno stupido ed inefficace strumento di controllo ma rappresenta una forma di potere che il triplice scopo di opporsi alla partecipazione, minare la fiducia interpersonale e riservarsi la possibilità di gestire tali fondi in modo clientelare o corruttivo. NON E’ UNA NECESSITA’ ORGANIZZATIVA E DI CONTROLLO INDISPENSABILE PERCHE’ LE VIE PER AGIRE DIVERSAMENTE SONO MOLTEPLICI COSI’ COME LO SONO ANCHE GLI STRUMENTI DI CONTROLLO INNOVATIVO (più avanti si discuterà dei modelli di Real Justice9.
3 – Prendo ad esempio la liberalizzazione delle droghe che non può diventare un incentivo al consumo travestendosi da difesa dei diritti del tossicodipendente. Nella vecchia legge 162 era contenuta una importante novità e cioè la definizione del tossicodipendente come “irresponsabile” e non come “delinquente” e quindi non punibile penalmente ma sanzionabile con la perdita di alcuni diritti: la patente di guida, il porto d’armi, la possibilità di accedere ad alcune professioni ad elevato contenuto di responsabilità sociale (medico, parlamentare, pilota d’aereo, per fare alcuni esempi). L’interpretazione burocratica delle Prefetture e dei Sert ha completamente stravolto tale criterio.
Una identica logica si è affermata nelle teorie di genere – sacrosante quando conducono a comprendere e tollerare le diverse inclinazioni del maschile e del femminile ma pericolosa quando scardina gli archetipi dell’identità biologica riproduttiva- ; nell’uso improprio della separazione coniugale – sacrosanta quando sancisce la fine di relazioni senza fondamento-; nella liberazione sessuale – sacrosanta perché elimina i sensi di colpa ma perniciosa laddove favorisce e legittima le nevrosi di perversione e l’utilizzo del sesso come strumento di potere-; nel successo sociale dell’ideologia dell’eccellenza – sacrosanta quando favorisce l’emersione dei meriti ma inumana quando è realizzata con la sopraffazione dell’altro con l’inganno, la manipolazione, l’opportunismo, la corruzione e la clientela-; nel femminismo – sacrosanto quando afferma l’identità del femminino ma pericolosa quando è solo conflittuale contro il maschile imitando peraltro i peggiori difetti del maschio (vedi le donne soldato e non più pacifiste e non violente)-; nella accettazione senza condizioni delle patologie mentali – sacrosanta quando evita la discriminazione e potenzi l’aiuto della comunità verso soggetti deboli, ma pericolosa quando legittima la maniacalità dell’abuso e/o reintegra con facilità delinquenti che non sono nemmeno pentiti del male che hanno commesso-; lo stesso processo accade nelle dichiarazioni di principio delle diverse carte dei diritti umani – sacrosante ma utili solo per le azioni di indignazione giornalistica senza nemmeno essere correnti di pensiero mainstream-; equivalenti livelli di impotenza sono rintracciabili nelle proposte di legalità nei buoni cittadini proposte dall’Unicef che non determinano esperienze di limiti oppure di fronte al sacrosanto (e qui ci sta propro pertinentemente) catechismo della Chiesa Cattolica del 1997, che non può agire come modello di comportamento diffuso per l’ipocrisia di etichette prive di sostanza.

4 – Il termine utente di un servizio porta ad una visione impersonale del bisogno ponendo tutti gli utenti nelle stesse condizioni e dimenticando che non vi è ingiustizia più grande di dare cose e prestazioni uguali a bisogni diversi. Per questo il termine soccorso, che implica la costante emergenza nei confronti del bisogno, è molto più pertinente poiché inferisce il carattere di urgenza efficiente al lavoro amministrativo. La vittima è invece colui che non ha ricevuto l’assistenza a cui aveva diritto in quanto essere umano o che è stato ingiustamente leso da qualche reato penale o civile esercitato contro di lui.
5 – Per analizzare alcuni casi pratici si rinvia ai vari siti internet (si indicano a titolo esemplificativo: www realjustice.org; www iirp.org/au/; www restaurativejustice.org). La “real justice” contempla la necessità di condurre i colpevoli di fronte alla vittima con l’assistenza di un mediatore (o in alcuni casi due mediatori per condizione di parità tra le parti o di un equipe), o meglio di counselor specializzati in tecniche relazionali, in modo che i colpevoli vedano le conseguenze dei loro gesti e le vittime possano esprimere il loro vissuto e incontrare “l’umano” che è in loro per giungere ad una riparazione del danno causato. Il fine principale che la Real Justice si pone è quello di ricostruire o costruire la relazione interpersonale alla presenza di un terzo altamente qualificato, neutrale e disponibile all’ascolto per promuovere pace, armonia, saggezza, riparazione. La necessità di riparazione si basa sul principio che più gli esseri umani sono felici, produttivi, cooperativi, più alta è la probabilità di effettuare cambiamenti positivi nel loro comportamento.
6 – Tutti gli uomini sono diversi ma percepiscono la loro uguaglianza nel vivere le stesse emozioni e gli stessi sentimenti in qualunque cultura essi vivano. La caratterista della sostanza relazionale sublime è insita in questo incontro tra sensibilità diffusa e carismi che la interpretano. Il sublime si realizza nella gloria sperimentata dal protagonisti (che non è narcisismo o megalomania ma soddisfazione per la propria realizzazione) e l’ammirazione sperimentata dai popoli per gli eroi (che non è invidia per un ruolo ma ammirazione e desiderio di imitazione). L’incontro con il sublime è una delle sensazioni più appaganti che l’essere umano possa sperimentare.
7 – Mainstream è una corrente di pensiero o un trend che fa corrente e determina un seguito di individui, parte di una massa e non di una formazione relazionale. Sono mainstream il politicamente corretto, le teorie di genere, le mode, votare SI o NO al referendum, scegliere Microsoft o Macintosh, Apple o Windows, Tim o Vodafone, Gmail o Yahoo, Dalla Vostra Parte o Piazza Pulita, ecc. Questi esempi rappresentano le caratterizzazioni dei sistemi di connessione (e non di relazione) nella web society.