5 novembre 2017

La morte è parte della vita, anzi è forse il momento più importante perché, liberandosi l’anima dai limiti corporei si può ottenere la piena realizzazione di se stessi nel mondo dello spirito che è qui, vicino a noi, anche se non riusciamo a vederlo per i nostri limiti. Certo più è avanzata la nostra capacità di amare, tanto più si estende la visione e la comprensione.
Io ora sono di fronte a questo passaggio che vedo come un semplice “clic” che porta ad un altro grado di esistenza e sono anche libero dalle preoccupazioni o dai sensi di colpa per voler facilitare questo passaggio decidendo di por fine alle mie insopportabili quotidiane sofferenze.
Il dolore non serve a niente, solo a soffrire. E questo fa parte dei limiti della condizione umana che non ha ancora saputo esprimere e vivere il “divino” a cui l’uomo è evolutivamente chiamato.

Ho pensato e meditato lungamente a Gesù sulla croce.
“Dopo questo, Gesù, sapendo che ogni cosa era stata ormai compiuta, disse per adempiere la Scrittura: “Ho sete”. 29 Vi era lì un vaso pieno d’aceto; posero perciò una spugna imbevuta di aceto in cima a una canna e gliela accostarono alla bocca. 30 E dopo aver ricevuto l’aceto, Gesù disse: “Tutto è compiuto!”. E, chinato il capo, spirò” (Gv. 19,28).

Se Egli fu capace di risorgere è certo che fosse anche capace di scegliere il momento del morire, il momento del passaggio. Non per questo noi pensiamo che Gesù sia un suicida, tantomeno lo critichiamo per non essersi accanito nel voler restare in vita. C’è il tempo per vivere questa vita e il tempo per accedere ad un’altra vita e il passaggio è molto meno terribile di quello che le credenze umane, i condizionamenti esercitati attraverso la paura della morte e le nostre fantasie ci vogliono persuadere. Un’esperienza di pre-morte, nel corso di un intervento chirurgico, 5 anni fa, mi fu veramente di conforto e sciolsi questo nodo che camminava insieme alla paura del dolore, la paura della morte.

Credo che questo messaggio, che pongo a premessa di un libretto (che forse terminerò questa notte e che sarà preparato con un miglior editing da Emilia e Arianna), sia di fondamentale importanza per i Cavalieri di San Valentino di cui sono il fondatore.

Vorrei che questa appartenenza spirituale, non organizzativa né gerarchizzata, rimanesse nel cuore di tutti coloro che, nominati cavalieri con il semplice rituale dell’abbraccio, hanno percepito l’importanza di empatizzare gioiosamente la comunione con altri cavalieri. Felici di esserlo senza pretendere la risoluzione di problemi pratici, senza iniziative necessariamente operative e senza bisogno di avere successo. Ma con la consapevolezza di aver vissuto qualcosa di davvero speciale.

Tutto qui! Si tratta semplicemente di amare e di imparare ad aprire il proprio cuore a momenti sempre più grandi affinché il cuore cresca sempre di più e sia in grado di accogliere tanti piccoli cuori che hanno bisogno di “sentire” il vento dello Spirito Santo e lasciarsi trasportare verso l’amore più autentico, liberi da ipocrisie e irretimenti.

Questo è l’augurio ai miei Cavalieri di San Valentino a cui dedico questo incompiuto libretto che vuol essere uno stimolo per stabilire una relazione con Dio.

Vincenzo Masini

 

Fissa con intensità un punto preciso nelle spumeggianti acque,
lascia che la vertigine si trasformi in incantamento
e ti meraviglierai nello scoprire
che c’é un Cavaliere di San Valentino anche in te.